Retrogradazione

 

La barbabietola da zucchero è caratterizzata per la capacità, accentuata nel corso della selezione genetica, di accumulare consistenti quantitativi di saccarosio nella radice. Il saccarosio è un disaccaride composto da glucosio e fruttosio, è prodotto attraverso il processo di fotosintesi nelle foglie (che funzionano come organi “source” o sorgente di carboidrati) e quindi inviato tramite il floema nella radice della barbabietola (in questo caso definito tessuto “sink” o pozzo) dove viene accumulato.

In presenza di apparato fogliare sano e in assenza di situazioni gravi di stress, il processo di fotosintesi è ben attivo e in grado di produrre saccarosio in quantità superiori alle esigenze della pianta. Il flusso “source” → “sink” (foglia → radice) così descritto è chiaramente funzionale all’incremento della quantità di saccarosio per ettaro e in grado di assicurare buone e costanti polarizzazioni.

Viceversa, con apparato fogliare danneggiato e in colture che hanno subito fattori di stress, l’attività fotosintetica delle foglie e quindi la produzione di saccarosio, diminuiscono in misura rilevante. Non appena si instaurano condizioni favorevoli, soprattutto di buona disponibilità idrica, la barbabietola sostituisce le foglie danneggiate o precocemente invecchiate con l’emissione di nuove. Il “lavoro” svolto in questa fase smobilita parte del saccarosio accumulato nella radice ed il flusso predominante diventa “sink” → “ source” (radice → nuove foglie). Questa complessa serie di processi fisiologici dà origine al fenomeno, ben noto in Italia, della retrogradazione

 

Incidenza e diffusione

La conseguenza diretta per l’agricoltore è una diminuzione nella produzione ad ettaro di saccarosio e del titolo polarimetrico, parametro fondamentale nella determinazione della Produzione Lorda Vendibile, in quanto determina il prezzo del prodotto per tonnellata di radici prodotte

Il fenomeno della retrogradazione è molto frequente nei comprensori del nord e del centro Italia mentre in altre consolidate realtà bieticole europee ha una incidenza modesta se non trascurabile.

Questa circostanza spiega una certa inadeguatezza della ricerca di base svolta in passato, anche a livello internazionale, per approfondire la natura del fenomeno e per contenerne l’incidenza negativa.

 

Le cause

La più frequente causa di innesco della retrogradazione è la carenza di piogge associata ad alte temperature, che si verifica normalmente tra giugno e luglio. Tale situazione di difficoltà della coltura non comporta solo un rallentamento nella elaborazione del saccarosio, ma anche una più rapida senescenza dell’apparato fogliare e la “disidratazione” della radice.

Tutto ciò è alla base di quanto osservato nei periodi iniziali della campagna di raccolta (fine luglio-inizio agosto), sono caratterizzati da alte polarizzazioni, destinate però a decrescere rapidamente nelle colture maggiormente sottoposte a stress a seguito della caduta delle prime piogge di agosto che reidratano la pianta e quindi anche il fittone. Tale fenomeno venne ben descritto, agli inizi del ‘900 da Ottavio Munerati, che la denominò retrogradazione apparente nei casi in cui il calo polarimetrico non è tale da impedire un aumento del saccarosio prodotto nel proseguo della stagione (caso più frequente), ovvero retrogradazione reale, quando sia la polarizzazione che il saccarosio per ettaro flettono (caso più grave). In realtà si può presumere che, in definitiva, i prolungati stress estivi cui sono sottoposte le colture nei nostri ambienti, impongono alla pianta un “surplus” di lavoro per sostituire il bouquet fogliare precocemente invecchiato innescando un circolo vizioso che porta ad un depauperamento più o meno spinto delle risorse accumulate.

 

Diversi indicatori sembrano suggerire che l’irrigazione, gestita con razionalità e cioè basata su un avvio tempestivo e su bilanci che tengano conto degli apporti di falda, rappresenti un primo passo per contenere il fenomeno della retrogradazione.

 

Altri importanti fattori entrano comunque in gioco nella complessa fisiologia del fenomeno:

 

  • La cercosporiosi si è dimostrata ancora come la principale causa: è pertanto necessario procedere ad una adeguata difesa della coltura;
  • Errori in eccesso nella dose somministrata di concime azotato (o comunque alta fertilità dei terreni), sono causa di perdite “dirette” nel titolo zuccherino oltre che nella qualità tecnologica del prodotto. Tali eccessi costituiscono anche cause “indirette” del medesimo fenomeno, in quanto stimolano un abbondante sviluppo fogliare, con conseguente maggiore vulnerabilità della pianta nei confronti della cercosporiosi ed una minore efficacia dei trattamenti anticercosporici;
  • Il genotipo, di grande interesse sia per la diversa attitudine al turnover fogliare (facilità di ricaccio di nuove foglie), sia per la tipologia (varietà a peso, equilibrate o a titolo). A tale proposito è da raccomandare l’uso di varietà NZ o Z (a titolo) per estirpi tardivi, nei terreni dove le produzioni in peso della coltura non sono un problema, laddove invece la polarizzazione è storicamente bassa. Questa tipologia di terreni è presente nel Nord Italia in diversi comprensori e spesso è caratterizzata da presenza di falda superficiale, tessitura di medio impasto o sabbiosa, situazioni di elevata fertilità. Vale la pena di aggiungere che un impiego non corretto di queste varietà (su terreni ad elevato contenuto di argilla e per raccolte precoci) può comportare riduzioni produttive rispetto a tipologie di tipo E o N. Infine, una buona tolleranza alla rizomania, è fondamentale per la salvaguardia del titolo zuccherino;
  • Nel grafico sono ben visibili gli effetti di questi fattori sulla polarizzazione: con la “linea tecnica A”, errata, la coltura è soggetta ad una retrogradazione decisamente più forte rispetto alla “linea tecnica B”, dove le scelte tecniche sono state correttamente applicate e che mantiene, fin all’ultimo periodo di raccolta, una polarizzazione superiore di 2 gradi.

 

Linea tecnica A: coltura in asciutta e sottoposta a stress da siccità, apporto di azoto incrementato di 80 Kg/ha rispetto al consiglio di concimazione, nessuna protezione anticercosporica, impiego di varietà a tipologia E.

Linea tecnica B: coltura irrigua, apporto di azoto corretto, protezione anticercosporica, impiego di varietà di tipologia NZ.

 

  • Altri fattori che assumono importanza nel determinare il fenomeno sono quelli che in generale provocano danni all’apparato fogliare e quindi diminuiscono l’efficienza fotosintetica della coltura, costringendola inoltro a rinnovo del bouquet (turn over fogliare), come ad esempio le grandinate e soprattutto, forti attacchi di nottue defogliatrici, fitofagi che hanno assunto particolare importanza dopo l’abbandono dei sali di stagno nel controllo della cercosporiosi;
  • recentemente è stato osservato da Beta, sulla base dell’elaborazione di un triennio di dati provenienti da terreni con diversi livelli di infestazione da Heterodera schachtii, che la coltura della barbabietola frequentemente ottiene polarizzazioni inferiori rispetto ai terreni sani.

 


Per chi volesse approfondire l'argomento suggeriamo di leggere il nostro

Guida alla coltivazione della barbabietola da zucchero.pdf (4368285 bytes);

 

 

 

 

Linea tecnica A: coltura in asciutta e sottoposta a stress da siccità, apporto di azoto incrementato di 80 Kg/ha rispetto al consiglio di concimazione, nessuna protezione anticercosporica, impiego di varietà a tipologia E.

Linea tecnica B: coltura irrigua, apporto di azoto corretto, protezione anticercosporica, impiego di varietà di tipologia NZ.