Lavorazione del terreno

 

La barbabietola da zucchero è classificata come una coltura da rinnovo per diversi motivi. Uno di questi è la necessità di essere impiantata dopo una lavorazione profonda del terreno. Diventa di conseguenza il perno della rotazione, in quanto le lavorazioni importanti che richiede (aratura, ripuntatura, ecc.) consentiranno alle colture che seguiranno una semina con minime lavorazioni o addirittura su sodo.

Numerose esperienze eseguite in questi anni, hanno dimostrato ampiamente come la bietola nella maggior parte dei casi, ha difficoltà ad adattarsi a lavorazioni superficiali.

L’obiettivo è ottenere una struttura del suolo anche in profondità, per garantire una crescita al fittone senza difficoltà, soprattutto nei primi stadi vegetativi.

La sequenza delle lavorazioni ed il tipo di attrezzature da utilizzare non sono standard, ma dipendono da diversi fattori:

  • Natura del terreno: chiaramente terreni argillosi necessitano di lavorazioni ben più energiche rispetto a terreni sabbiosi
  • Precipitazioni autunno – vernine: se frequenti possono impedire l’accesso in campo delle attrezzature
  • Gelate invernali: aiutano il processo di disgregazione delle zolle del terreno, permettendo in alcuni casi di risparmiare passaggi, oppure consentendo l’ingresso in campo anche se i terreni sono bagnati.

L’incidenza del costo delle lavorazioni del terreno sul totale dei costi diretti di coltivazione (considerata un’aratura alla profondità di cm 50 e le operazioni di estirpatura, erpicatura, sistemazione superficiale, preparazione del letto di semina e sarchiatura interfilare) è mediamente dell’ordine del 15-19%.

 

Nei terreni con contenuto di argilla non superiore al 35% è possibile anche pianificare una semina su prose che permette l'effettuazione di lavorazioni del terreno più superficiali e quindi meno onerose.

 

 



Lavorazioni principali

 

Aratura

Rappresenta la classica lavorazione principale.

Essa va eseguita quando il terreno è in tempera, ossia in quello stato di umidità tale da permettere una facile lavorabilità, associata ad una buona disgregazione della zolla di aratura. La profondità d’aratura è di 40-50 cm per sfruttare il più possibile l’accumulo delle acque meteoriche e e l’effetto dell’interramento completo dei residui colturali e dei fertilizzanti organici mediante il ribaltamento della fetta di terra.

Nei terreni argillosi è di fondamentale importanza intervenire precocemente (luglio-agosto), mentre nei terreni sciolti tendenti al limoso è invece preferibile posticiparla onde evitare il costipamento.

La diffusione della barbabietola nelle grandi aree maidicole del nord, avvenuta negli ultimi anni e la ridefinizione dei bacini bieticoli, dovuta alla recente riforma comunitaria dell’OCM zucchero, pongono problemi nuovi come la scelta delle lavorazioni principali. Queste infatti devono tenere conto di avvicendamenti con colture che precedono la bietola a raccolta tardiva nonché della natura del terreno spesso di tipo limoso-sabbiosa.

Per soddisfare le specifiche esigenze di porosità e permeabilità del terreno che la bietola richiede, è anche possibile effettuare lavorazioni principali alternative all’aratura (le cosiddette lavorazioni “a due strati”) che si sono affermate in talune zone, consistenti nella discissura del terreno in profondità e nel rovesciamento dello strato di suolo più superficiale mediante l’uso di apposite attrezzature.

 

Araripuntatura

È la classica lavorazione a due strati: aratura superficiale (30 cm) e sottoripuntatura (ulteriori 20 cm). E’ possibile svolgere l’operazione in un unico passaggio con l’aratro-ripuntatore.

Rispetto all’aratura profonda, consente un significativo risparmio energetico, evita la formazione della suola e contiene il fenomeno della mineralizzazione spinta della sostanza organica, tipico dell’aratura, e causata dal ribaltamento delle zolle e dalla loro esposizione agli agenti meteorici. In definitiva si può sostenere che, nella maggior parte dei casi, tale tecnica è più conservativa della fertilità del suolo, rispetto all’aratura profonda (vedi anche il box alla pagina seguente su “Cosa fare in condizioni particolari”).

 

Ripuntatura

E’ alternativa all’aratura e adattabile a differenti situazioni. Si possono infatti utilizzare più tipologie di ripuntatori e si può operare a diverse profondità e differenti sensi di lavorazione (longitudinale e/o trasversale all’appezzamento).

Un esempio può essere quello di attrezzature dotate di 2-3 lance ripuntatrici che raggiungono una profondità anche di 70 cm i cui organi ripuntatori possono anche essere dotati di ogiva “talpa” per scavare canali temporanei di drenaggio sotterranei .

L’adozione della ripuntatura comporta tuttavia una più attenta gestione delle lavorazioni secondarie che dovranno essere eseguite con terreno avente il giusto tenore di umidità anche negli orizzonti più profondi.

 

Rotoararipuntatura

Anche questa tecnica utilizza attrezzi muniti di lance ripuntatrici fino ad una profondità di 70 cm ma combinate, sullo stesso attrezzo, con ancore a denti concavi o convessi. Queste ultime penetrano ruotando nel terreno fino ad una profondità di 45 cm e proiettano il terreno contro una griglia che ne provoca una prima disgregazione.

 

Vangatura

La vangatura si propone anch’essa come alternativa all’aratura, con il vantaggio che lascia il terreno in condizioni di zollosità di dimensioni inferiori. Tale tecnica è anche particolarmente indicata per le lavorazioni da effettuarsi nei mesi autunnali con terreni umidi. L’attrezzo generalmente ha una larghezza di 3-3.5 m e lavora ad una profondità di circa 40 cm.

 

   

Aratura entro solco

 

 

Aratura fuori solco

 

Ripuntatore

 

Vangatrice


Lavorazioni secondarie o complementari

 

Hanno il compito di affinare la zollosità creata dalla lavorazione principale, mediante passaggi successivi che metteranno il terreno nelle condizioni ottimali per ospitare la semina.

Il numero ed il tipo di lavorazioni da effettuare dipendono da vari fattori come l’umidità, la natura del terreno o le attrezzature disponibili, ma comunque è buona norma che esse vengano eseguite entro l’inizio dell’inverno per evitare eccessivi calpestamenti del terreno bagnato che possono rivelarsi in seguito assai dannosi.

In primavera può essere eseguita una leggera erpicatura ma al solo scopo di interrare concimi distribuiti in pre-semina ed eliminare le infestanti gia nate.

Esiste sul mercato una gamma molto vasta di attrezzature disponibili per realizzare tali lavorazioni: un esempio può essere quello di eseguire una estirpatura estiva impiegando un erpice a dischi o un frangi-zolle (a seconda della natura del terreno) per consentire una prima riduzione della zollosità ed anche un discreto livellamento del terreno, successivamente una o più erpicature autunnali utilizzando attrezzature combinate (dischi, denti, rulli dentati).

 

L’erpicatura è una tecnica assai versatile, tuttavia essa richiede che siano rispettati alcuni punti:

 

  • I passaggi devono essere eseguiti sempre con il terreno sufficientemente umido (in tempera) e, se le condizioni non permettono di operare in modo ottimale, è consigliabile rimandare l’operazione per non compromettere la struttura del terreno;
  • L’uso di pneumatici a sezione larga è sempre consigliabile;
  • All’inizio dell’inverno il terreno deve presentare una zollosità ridotta, questo favorirà anche l’azione disgregante del gelo;
  • Se necessario, occorre intervenire anche durante l’inverno, sfruttando le gelate particolarmente intense (non limitate soltanto a qualche ora del mattino), che interessano quindi non solo i primi centimetri superficiali del terreno;
  • Le lavorazioni primaverili devono essere eseguite con attrezzi leggeri (es. erpice strigliatore) ed interessare non più 2-4 cm per non portare in superficie terreno bagnato con conseguente perdita di umidità accumulata durante l’inverno.

 

 

 

Erpice rotante

 

 

Erpice combinato a denti fissi e dischi

 

 

Prova di calpestamento del terreno