REDDITIVITÀ DELLA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO

 

La scelta e la gestione dei mezzi tecnici svolgono un ruolo fondamentale sul reddito che può generare la coltivazione della barbabietola da zucchero. L’imprenditore agricolo deve avere appropriate conoscenze agronomiche e fitoiatriche per ottenere buone soddisfazioni dalla barbabietola da zucchero, la quale d’altro canto, conta su un prezzo d’acquisto del prodotto garantito già al momento della semina, su un acquirente sicuro, e, soprattutto, è inserita nell’ambito di una filiera dotata di una storicità unica e consolidata.

 Beta, società di ricerca della filiera, in coordinamento con le Industrie Saccarifere e le Associazioni Bieticole, conduce dal 2008 un monitoraggio sui costi di coltivazione della barbabietola da zucchero a semina primaverile nel Nord Italia. Lo scopo di quest’attività è evidenziare gli aspetti della tecnica che permettono di incrementare il reddito aumentando le produzioni e contenendo i costi. Il monitoraggio è effettuato intervistando diversi imprenditori agricoli nei differenti areali di coltivazione afferenti ai tre zuccherifici che operano nel Nord Italia. Le informazioni sono registrate in schede che classificano le seguenti voci di spesa:

  • lavorazioni: costi sostenuti per lavorazioni primarie e secondarie;
  • semina: acquisto seme e costo esecuzione operazione;
  • concimazione: acquisto e distribuzione concimi;
  • difesa: acquisto e applicazione dei presidi fitosanitari;
  • irrigazione: costo irrigazione ed eventuali costi di bonifica;
  • raccolta: estirpo e carico delle barbabietole.

Per semplificare l’analisi dei costi si è preferito valutare tutte le operazioni come se fossero state eseguite in economia evitando in questo modo di considerare gli ammortamenti e la manutenzione delle attrezzature. Non sono stati inoltre considerati le spese generali, il beneficio fondiario, le assicurazioni e gli altri costi indiretti.

Il monitoraggio è stato eseguito in 163 aziende nel quinquennio 2008-2009-2010-2012-2013 (nel 2011 il monitoraggio non è stato portato a termine), delle quali 87 non irrigue e 76 irrigue, ubicate nelle aree più significative della produzione bieticola nella pianura Padano Veneta come illustrato nella figura 1. Considerando il numero esiguo di aziende rispetto alla popolazione totale del quinquennio, il campione analizzato non ambisce a essere statisticamente significativo. 

 


 


 

     
     

 

Numero di interviste nelle varie province

 

Il costo medio di produzione sostenuto dalle aziende che non hanno irrigato la bietola è stato di 1.576 €/ha, mentre quello di coloro lo hanno fatto è stato di 1.819 €/ha. Le variazioni delle singole voci di costo sono notevoli fra azienda e azienda, ma molto meno intense tra i valori medi delle diverse annate. 

 

   

   

 

   

La voce di costo più importante, con valori medi superiori a 400 €/ha, è la difesa che include il diserbo e la lotta contro gli insetti e le malattie fungine dell’apparato fogliare. Seguono in ordine, le spese di raccolta, di concimazione, di semina, di lavorazione del terreno e infine, solo per le aziende irrigue, i costi riguardanti la pratica dell’irrigazione, che incidono per un valore medio di circa 200 €/ha nella media quinquennale.   

Le produzioni medie di saccarosio per ettaro ottenute nelle diverse annate, come riportato nella figura 4, si rivelano sempre maggiori nelle aziende che hanno adottato la pratica irrigua, rispetto a quelle che non adottavano tale mezzo tecnico. Tali differenze sono state particolarmente evidenti nelle annate siccitose come il 2012. Con l’eccezione del 2013, anno in cui il ritardo generalizzato delle semine ha penalizzato fortemente le produzioni, le aziende irrigue, mediamente hanno prodotto più di 10 tonnellate di saccarosio per ettaro.  

 

   
   

I prezzi utilizzati per calcolo della Plv (Produzione Lorda Vendibile) nei cinque anni oggetto d’indagine, sono quelli scaturiti in ciascun anno dagli accordi di filiera (prezzo di parte industriale, valorizzazione energetica delle polpe, Articolo 68 ecc) al netto della tassa sulla produzione di 0,78 €/t  a 16 gradi di polarizzazione.  Per semplificare l’analisi sono stati presi a riferimento i prezzi della radice relativi all’areale di San Quirico. Così come nell’analisi dei costi non sono stati considerati quelli indiretti, per la valutazione dei ricavi non sono stati conteggiati i contributi PAC e quelli relativi all’adesione ai disciplinari di produzione integrata e a misure regionali o nazionali di sostegno all’agricoltura.

 

   
   

La redditività della coltura, come illustrato nella grafico sovrastante, risulta essere sempre ampiamente positiva. Le aziende irrigue evidenziano generalmente redditività superiori a quelle non irrigue, con la sola eccezione di quanto avvenuto nel 2008.

 

In tale annata, infatti, l’andamento climatico si è rilevato particolarmente piovoso durante il periodo primaverile – estivo, soddisfacendo così quasi per intero le esigenze idriche della coltura. A titolo di esempio si riporta nella figura 6 la piovosità registrata nel 2008 nella stazione meteorologica ubicata nel campo sperimentale di Passo Segni. Le precipitazioni di fine Maggio – inizio Giugno hanno contribuito allo sviluppo dell’apparto radicale, così come quelle di Luglio hanno soddisfatto le esigenze idriche sostituendosi agli interventi, generalmente necessari, in questo periodo dell’anno. 

 

   
   

Nelle annate con andamento siccitoso (2012) o particolarmente calde (2010) la redditività delle aziende irrigue è stata nettamente superiore a quella delle non irrigue.

 

Conclusioni

 

Come già è stato segnalato, l’esiguità e la disomogeneità del campione delle aziende intervistate nel periodo di riferimento, non permette trarre delle conclusioni statisticamente irreprensibili, ma l’analisi effettuata consente fare comunque alcune  osservazioni interessanti:.

  • In tutte le annate considerate, la barbabietola da zucchero ha generato mediamente dei redditi più che soddisfacenti agli imprenditori agricoli.
  • Le spese sostenute per la difesa sono quelle che incidono maggiormente nel bilancio della coltura. Le condizioni in cui è coltivata la barbabietola da zucchero in Italia, infatti, sono profondamente diverse da quelle che caratterizzano i paesi europei più competitivi, nei quali le nottue e la cercospora creano danni marginali. Ai fini di render più sostenibile la bieticoltura italiana è indispensabile rendere più efficiente la protezione della coltura impiegando prodotti altamente efficaci e strategie di lotta che prevedano i trattamenti solo quando strettamente necessari attraverso l’impiego di modelli previsionali o monitoraggi sul territorio. A tal proposito Beta sta mettendo a punto un Sistema di Supporto Decisionale (DSS) on line che armonizzerà i diversi algoritmi messi a punto durante le attività sperimentali dell’ultimo decennio, in grado di fornire evidenze oggettive all’agricoltore sulla tempistica dei trattamenti fitosanitari e degli interventi irrigui , la scelta varietale e l’impiego dei fertilizzanti.
  • L’irrigazione, a fronte di un impegno economico ridotto, gioca un ruolo fondamentale per garantire produttività e reddito ai bieticoltori: investire l’11% della spesa totale per coltivare la bietola ha significato incrementare il reddito mediamente del 20% nel quinquennio, ma con punte del 70%, come nel caso del 2012. I risultati ottenuti nel 2008, ribadiscono come la barbabietola da zucchero necessiti, nella sua gestione, un livello di professionalità non trascurabile: l’irrigazione, così come tutte le altre pratiche agronomiche, deve essere effettuata nel caso in cui si riveli necessaria. I moderni strumenti di valutazione delle necessità idriche della coltura, basati sul calcolo del bilancio idrico o con metodi di rilievo dell’umidità disponibile nel terreno, permettono all’imprenditore agricolo gestire con professionalità tale pratica. Si segnala che sul web sono disponibili, anche gratuitamente, diverse applicazioni in grado di guidare le pratiche irrigue, favorendo il risparmio idrico e massimizzandone i benefici ottenibili.
  • L’industria saccarifera italiana, per affrontare le sfide del 2017 legate alla cessazione del regime delle quote, ha la necessità di poter contare su superfici e rese di saccarosio per ettaro stabili nel tempo. In questo senso la pratica dell’irrigazione ha l’indubbio vantaggio di coniugare la stabilizzazione produttiva ed economica dell’azienda agricola.