Heterodera schachtii

 

Il nematode che crea i maggiori problemi alla barbabietola da zucchero è l’ Heterodera schachtii, presente ormai in tutti i comprensori di coltivazione in maniera più o meno diffusa (vedi diffusione_al_centro_nord_del_nematode.pdf - 86002 bytes). Tale parassita può vivere su numerose piante, sia coltivate che spontanee appartenenti a famiglie anche assai diverse (vedi punto 2 del controllo agronomico). Barbabietola e colza però rappresentano gli ospiti preferenziali, nei quali riesce a compiere uno sviluppo più rapido.

 

Ciclo biologico

  • Le femmine, limoniformi, rimangono fissate alle radici con lo stiletto continuando a nutrirsi e, una volta fecondate dai maschi, filiformi, liberi di muoversi nel terreno, producono 100-300 uova entro le quali si formano le larve al primo stadio di sviluppo;
  • dopo alcune settimane le larve passano dal primo al secondo stadio, escono dall’uovo, penetrano nelle radici ed iniziano a nutrirsi;
  • la larva al terzo stadio comincia ad ingrossarsi poi, attraverso la muta, arriva al quarto stadio in cui diventa evidente il dimorfismo sessuale: la femmina si gonfia ulteriormente e rimane ferma mentre il maschio ritorna vermiforme e si sposta nel terreno per la fecondazione;
  • la femmina produce le uova, fuoriuscendo dai tessuti radicali solo con il corpo (trasformato in ovisacco) ma non con il capo, che rimane attaccato alla radice assumendo l’aspetto di una minuscola perlina bianca (indicato anche come “cisti bianca”) e concludendo così il ciclo;
  • l’attività del nematode si arresta nel periodo autunno invernale con temperature del terreno inferiori a 8-10 °C, per riprendere al loro rialzo in primavera. La sommatoria termica, ovvero la somma delle temperature medie giornaliere utili (al di sopra di 10 °C) per il completamento di una generazione, è di 465°C (Schlang, 1990). Ne consegue che nei comprensori del nord Italia H. schachtii compie normalmente almeno 3-4 generazioni contro le 3 dei comprensori bieticoli della Germania.


 

 

Ciclo biologico

(clicca per ingrandire)

 


Sintomi e danni

Il nematode provoca alterazioni nelle cellule delle radici preposte all’assorbimento, con conseguenti scompensi nutrizionali e forte riduzione nella produzione in peso della coltura. Una infestazione del parassita di 300-400 Uova e Larve (U/L) in 100 g di terreno secco può causare un calo di produzione superiore al 50%. La coltura, nelle aree colpite, manifesta un minor sviluppo vegetativo, con afflosciamento delle foglie durante le ore calde della giornata. La diagnosi in campo è piuttosto semplice: si estirpano alcune piante con delicatezza, in una zona del bietolaio dove sono maggiormente visibili gli afflosciamenti fogliari; osservando con attenzione, anche a occhio nudo, le radichette più sottili, sono ben visibili le cisti di forma limoniforme e di colore biancastro. L’analisi del terreno consente non solo di verificare la presenza del parassita ma anche di quantificare il livello di gravità dell’infestazione. E’ un servizio che assume un elevato valore per il bieticoltore perché lo rende in grado di conoscere in anticipo lo stato sanitario del terreno e quindi di programmare un allungamento della rotazione o, se la popolazione del parassita è inferiore a determinate soglie, l’impiego di varietà tolleranti.

 

Lotta chimica

Il controllo chimico con fumiganti sui terreni è stato abbandonato ormai da anni per motivi economici ed ecologici.

 

Lotta agronomica

  • Rotazioni ampie (almeno quadriennali, meglio quinquennali – vedi anche Avvicendamento e effetto_di_una_rotazione_quadriennale.pdf - 27392 bytes);
  • Eliminazione scrupolosa delle malerbe ospiti durante tutta la rotazione: Amaranthus retroflexus, Ammi majus, Anagallis arvensis, Atriplex patula, Capsella bursa pastoris, Chenopodium album, Fallopia convolvulus, Polygonum persicaria, Portulaca oleracea, Raphanus raphanistrum, Rumex acetosella, Sinapis alba, Solanum nigrum, Stellaria media;
  • Esclusione dalla rotazione delle colture ospiti: Cavolo, Colza, Pomodoro, Ravanello, Ravizzone, Spinacio e conseguente utilizzazione di colture non ospiti: Erba medica, Fagiolino, Frumento, Girasole, Mais, Orzo, Patata, Soia, Sorgo, Tabacco;
  • Adozione di buone pratiche di coltivazione (sistemazioni idrauliche, pulizia delle attrezzature);
  • La semina anticipata consente di sfalsare il ciclo della bietola e di H. schachtii, con l’effetto di esporre piante più robuste e affrancate all’attacco del parassita.

 

L’anticipo della raccolta è raccomandabile su terreni infestati e soprattutto con varietà tradizionali (sensibili), sia per evitare un aggravarsi del danno economico sia per limitare la moltiplicazione del parassita.

L’utilizzazione razionale delle tecniche irrigue unitamente alla somministrazione di adeguate dosi di concime azotato possono contribuire ad elevare le rese ponderali che risultano particolarmente penalizzate dagli attacchi precoci del parassita.


 


Lotta biologica

Notevole contributo nella difesa dal nematode cisticolo è fornito dal sovescio di Brassicaceae ad azione nematocida. Nella parte aerea di tali piante sono contenuti glucosinolati che, in presenza di acqua, dell’enzima endogeno mirosinasi e di lesioni nei tessuti vegetali, vengono idrolizzati a isotiocianato o nitrile. L’effetto nematocida, con liberazione di isotiocianato nel terreno, si esplica così prevalentemente in seguito al sovescio, come per i nematocidi chimici fumiganti.

Le piante che contengono glucosinolati attivi nelle radici e definite “trappola” (catch crops) sono quelle nelle quali il nematode penetra ma non riesce a completare il ciclo di sviluppo prima del sovescio (ossia entro 8-10 settimane dalla semina).

In rotazione (vedi anche controllo_biologico_del_nematode.pdf - 621143 bytes)si utilizzano, per la barbabietola, varietà biocide di rafano e di senape in cui il nematode non riesce a completare il suo ciclo biologico con l’effetto finale di una riduzione dell’infestazione nel terreno.

 

 

Selezione genetica

  • La selezione di genotipi di barbabietola da zucchero con doppia tolleranza al nematode cisticolo e alla rizomania, ha raggiunto solo di recente interessanti “performance” produttive (vedi le pubblicazioni relative più recenti ). Le principali acquisizioni sono:
  • Verifiche sperimentali sulle prime proposte di linee resistenti e tolleranti al nematode avviate dalla Commissione Tecnica Nazionale (2003);
  • Approfondimento della sperimentazione da parte di BETA in collaborazione con il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna (per le determinazioni dei rapporti Popolazione Finale/Popolazione Iniziale in vaso e in pieno campo). Inizio della commercializzazione di alcune varietà da parte di società sementiere (2004);
  • Introduzione di nuovi genotipi tolleranti con ulteriori miglioramenti dei livelli produttivi e qualitativi (2005-2006). In base ai risultati della sperimentazione si possono trarre alcune sintetiche ma importanti osservazioni sui principali parametri produttivi:
  • Saccarosio e PLV: in terreno sano, i risultati della varietà standard sensibile (Gea) non differiscono significativamente rispetto a quelli ottenuti dalle varietà tolleranti (Colorado, Fenice e Pauletta). A tale riguardo va però aggiunto che esistono in commercio proposte di varietà tradizionali maggiormente produttive dello standard usato e che possono essere convenientemente utilizzate nei terreni dove il nematode è assente. Su terreno lievemente infestato e infestato le produzioni di saccarosio e la PLV sono invece nettamente a favore della varietà tollerante. La varietà Paulina, al contrario, non offre altrettanto buone performance produttive. In caso di infestazione molto grave (> 400 U/L) è consigliabile evitare la coltivazione della bietola allungando la rotazione, per consentire la riduzione della popolazione del parassita;
  • PSD: le prime selezioni genetiche commercializzate presentavano caratteristiche qualitative inferiori (polarizzazione e Alfa N) rispetto agli standard. Le nuove proposte hanno migliorato sensibilmente questo parametro;
  • Zucchero invertito: queste selezioni, utilizzate in terreno infestato, presentano contenuti di zucchero invertito marcatamente inferiori rispetto allo standard sensibile.
 

Pianta biocida